Nel panorama educativo contemporaneo, il disagio degli adolescenti è diventato una questione centrale e complessa da affrontare. La scuola italiana è ancora oggi considerata dai più un luogo esclusivamente deputato all’apprendimento; le pressioni per ottenere risultati eccellenti nelle valutazioni standardizzate spesso offuscano la visione più ampia dei bisogni emotivi e sociali degli studenti.
La pandemia, anche in questo contesto, ha messo in evidenza una serie di sfide a cui il sistema educativo deve rispondere, rivelando un’urgenza che va ben oltre la semplice valutazione dei risultati scolastici.
Nella prima fase di lockdown, molti studenti sentivano la mancanza della scuola, ma non per le lezioni in sé, bensì per le relazioni umane che offriva: molto presto le lezioni online, senza la connessione umana, sono state percepite come angoscianti e inefficaci per l’apprendimento. Il ritorno in classe poi ha portato con sé la resa nei voti e una tempesta di disagio, con numerosi studenti che hanno avuto bisogno di cure per problemi di salute mentale come ansia, attacchi di panico e disturbi alimentari ed è salito anche il numero dei suicidi.
Numerosi studi hanno permesso di rilevare che i picchi di malessere segnalati negli accessi alle neuropsichiatrie coincidono con un calo dei risultati sugli apprendimenti, anche agli stessi test invalsi.
Questo connubio tra salute mentale e performance scolastica mette in evidenza l’importanza che la scuola, riconoscendosi concausa del disagio degli adolescenti, sia capace di affrontare la sfida da protagonista.
L’approccio classico per valutare il rapporto degli studenti con la scuola è normalmente di natura impersonale e funzionalista, incentrato sul controllo del rendimento: agli insegnanti è richiesto di misurare il rendimento accademico attraverso voti e giudizi, al di fuori dalla scuola invece la domanda di rito è che media hai? O al più “come va a scuola?” e la risposta che ci si attende è la media dei voti conseguiti o il voto di ogni specifica materia di studio.
La valutazione dovrebbe essere il frutto di un processo più ampio, che include l’osservazione costante da parte degli insegnanti, la comprensione dei processi di apprendimento e il supporto al benessere degli studenti.
La domanda “come stai, davvero?” è la domanda che tutta la comunità educante dovrebbe imparare a porre per comprendere il disagio degli adolescenti e il loro rapporto con la scuola .
La scuola sarà in grado di dare il proprio contributo positivo verso la riduzione del disagio adolescenziale solo quando verrà come un luogo in cui gli studenti si sentono visti e ascoltati in modo completo, e non solo come numeri o risultati su un foglio di carta.
Siamo nella fase cruciale dell’anno, il momento delle verifiche ed interrogazioni per l’approssimarsi della fine del quadrimestre e noi della Redazione abbiamo intervistato alcuni studenti e professori invitandoli ad esprimere le loro considerazioni sulle relazioni umane nella scuola e su quanto gli aspetti emotivi e personali degli studenti pesano nelle valutazioni sul rendimento scolastico.
Continua a seguirci, scoprirai se Istituto Cartesio è sulla strada giusta nell’affrontare il disagio degli adolescenti!