IL TUTOR PER I DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO: Conoscenze, abilità e competenze

Il tutor DSA è un professionista esperto nell’ambito dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che fornisce un supporto personalizzato agli studenti che ne hanno bisogno.
I DSA, secondo le Linee guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (novembre 2021), sono, per definizione, “disturbi circoscritti a domini cognitivi specifici, che non interessano il funzionamento cognitivo più generale, ma le loro conseguenze possono comunque essere pervasive, e interessare molti ambiti del funzionamento cognitivo, come anche dell’adattamento personale e sociale. La loro espressività è molto eterogenea e può interessare vari ambiti del sistema cognitivo-linguistico (ad esempio, l’attenzione, le funzioni esecutive, la memoria, l’accesso lessicale ecc.), a volte co-occorrendo con altri disturbi del neurosviluppo sottesi da queste funzioni, quali il disturbo da deficit dell’attenzione ed iperattività (a cui spesso ci si riferisce con la sigla inglese di ADHD), il disturbo primario del linguaggio (DPL), o il disturbo di coordinazione motoria (DCM)”. Le Linee guida sono state pubblicate nel Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità a Roma, il 20 gennaio 2022.
I disturbi specifici dell’apprendimento sono condizioni neurobiologiche che interferiscono con la capacità di apprendere in modo efficace e efficiente. Tra i DSA più comuni ci sono la dislessia (difficoltà di lettura), la disortografia (difficoltà di scrittura), la discalculia (difficoltà di matematica) e la disgrafia (difficoltà di scrittura manuale).
Il tutor DSA lavora a stretto contatto con i genitori, gli insegnanti e gli altri professionisti della scuola per valutare le esigenze degli studenti e sviluppare un piano di intervento personalizzato.
La famiglia deve sentirsi sicura di avere qualcuno con cui confrontarsi per riflettere sul percorso del figlio rispetto all’acquisizione delle strategie compensative. Ha bisogno, pertanto di ricevere ascolto e appoggio nella lettura delle esperienze, oltre ad una possibile ricarica emotiva nei momenti faticosi.

Il tutor DSA può offrire supporto in diverse aree, tra cui:
 Supporto alla lettura: aiutare gli studenti a leggere in modo più efficace, utilizzando tecniche come la lettura guidata, la lettura ad alta voce e la lettura interattiva;
– Supporto alla scrittura: aiutare gli studenti a scrivere in modo più chiaro e organizzato, utilizzando tecniche come la stesura guidata, la correzione di bozze e l’uso di strumenti informatici;
– Supporto alla matematica: aiutare gli studenti a comprendere i concetti matematici e a sviluppare le competenze necessarie per risolvere problemi matematici;
– Supporto alla memorizzazione: aiutare gli studenti a memorizzare informazioni importanti utilizzando tecniche come la ripetizione guidata, la suddivisione delle informazioni in parti più piccole e l’utilizzo di schemi e mappe concettuali e mentali.

Il tutor DSA lavora anche per sviluppare strategie didattiche efficaci per gli studenti con DSA. Questo può includere l’uso di strumenti tecnologici come i software di lettura e scrittura, l’utilizzo di tecniche di insegnamento differenziate per soddisfare le esigenze degli studenti e l’adattamento degli esami per garantire che gli studenti con DSA abbiano una possibilità equa di successo.
Per sostenere le persone nella loro crescita e nei loro apprendimenti, chi se ne occupa deve aver sviluppato tra le sue principali caratteristiche la resilienza che in sostanza non è altro che avere un buon senso di sé, guardare oltre sé stesso, avere speranza e, inoltre, anche fiducia nelle capacità del suo gruppo di appartenenza, di proteggerlo di fronte alle difficoltà. Dunque, imparare per insegnare!

Possiamo proporre come esercizio alcune domande che appartengono ad alcune variabili psicologiche che ci coinvolgono e delle quali abbiamo parlato durante le nostre lezioni (Sasso, 2021):

1. La consapevolezza di sé. Conosci i tuoi punti di forza e quelli di debolezza?

2. La comunicazione efficace. Riesci a relazionarti in modo positivo con bambini e ragazzi che segui? Con i loro genitori? Con i colleghi? Con il responsabile? Non vuol dire andare d’accordo con tutti, ma sapere esprimere anche incertezze e contrarietà.

3. Il riconoscimento delle emozioni. Sai riconoscere i cambiamenti del tuo stato d’animo? E di quelle degli altri?

4. La gestione delle emozioni. Sai agire in modo consapevole, attento, efficiente ed efficace in risposta alle emozioni tue e degli altri?

5. La gestione dello stress. Sai riconoscere le cause di tensione e di stress della vita quotidiana e sai controllarle tramite cambiamenti nell’ambiente o nello stile di vita?

Lo sviluppo di queste variabili/dimensioni, relative alle soft-skills emotive, consente al Tutor di potersi avvicinare agli studenti e alle famiglie, sapendo condurre un colloquio e permettere uno scambio comunicativo focalizzato sulla storia personale relativo al Disturbo Specifico di Apprendimento (Paola Ricchiardi, Federica Emanuel, Valutazione delle competenze trasversali nell’istruzione superiore, in Educational, Cultural and Psychological Studies, Dic. 2018). Le soft-skills, infatti, come affermano i due autori, sono abilità che consentono alle persone di realizzare performance di qualità, contribuendo anche al benessere percepito dalle stesse. Vengono definite come «abilità intra ed inter personali di tipo socioemotivo importanti per lo sviluppo personale, la partecipazione sociale e il successo lavorativo […]» (Kechagias, 2011).
Il colloquio, dunque, presenta un aspetto verbale: si guarda, si ascolta per vedere meglio e ascoltare meglio, ma è anche contraddistinto da una comunicazione non verbale fondamentale, che accompagna la parola ritmata dal silenzio. Non si può non comunicare (in Pragmatica della comunicazione umana di Donald deAvila Jackson, Janet Helmick Beavin e Paul Watzlawick, Astrolabio, 1978). Inoltre, il colloquio si situa nel quadro di una relazione di supporto, in cui sia la famiglia che l’alunno rappresentano il centro dal quale si dipanano le relazioni di apprendimento. Parlare insieme, nel colloquio, favorisce non solo il dialogo con l’altro, ma anche la conoscenza di sé, che fa emergere le risorse resilienti.
Perciò il contatto emotivo è l’unica strada per la costruzione di una fiducia duratura nell’ambito della relazione di supporto. La fiducia permette di esprimere libertà e autonomia, potendo parlare di ciò che si pensa, si prova, si è fatto, senza la paura di essere valutati. Tale situazione ottimale richiede un contesto facilitante, un intervistatore empatico e neutrale, un soggetto disponibile ad aprirsi e una collaborazione fra i due partecipanti per raggiungere un obiettivo prefissato (Semi, 1996).
Il colloquio, da quanto abbiamo visto sin qui, è un processo di conoscenza che non sempre procede senza ostacoli e, in conseguenza, possono essere commessi quattro errori principali (Tecnica del colloquio, Antonio Semi, Raffaello Cortina Editore, 1996):

1. L’ effetto alone (Se una persona è simpatica dovrà essere anche buona);

2. La correlazione illusoria (Chi è valutato come introverso, dovrà risultare anche chiuso);

3. Il pregiudizio contagioso (un bambino con DSA potrebbe essere valutato anche come pigro);

4. L’effetto indulgenza (se si indulge sulla valutazione di una persona come tollerante, in presenza di una reazione aggressiva potrebbe essere giustificata).

Un altro aspetto, che può essere presente nelle nostre famiglie con un figlio con DSA, è la “crisi” riguardo l’accettazione relativa all’esistenza del disturbo stesso. Sta a noi, come tutor, supportare i genitori, anche avvalendoci del confronto con uno psicologo clinico, per far prendere loro la consapevolezza del disturbo, in modo che diventi una caratteristica speciale (Benedetto L., Il Parent Training, Carocci, 2017).
Questi interventi richiedono una formazione adeguata da parte del tutor legata, non solo agli aspetti cognitivi e metacognitivi, ma anche a contenuti psicologici, emozionali, affettivi e relazionali.
In Italia, i tutor DSA sono professionisti qualificati con una formazione specifica in materia di disturbi specifici dell’apprendimento. Spesso hanno anche una laurea in psicologia o in pedagogia, nonché una specializzazione in DSA. Molti tutor DSA lavorano come liberi professionisti, ma alcuni sono impiegati direttamente dalle famiglie. Il Tutor è “una professione intellettuale riconosciuta ai sensi della Legge 14 gennaio 2013, n. 4 (G.U. n.22 del 26.01.2013 – Disposizioni in materia di Professioni non organizzate), che viene legittimato, attraverso la frequenza di un Corso di formazione che rilasci un Attestato con Certificazione delle Competenze, rilasciato in base al Decreto Legislativo 16 gennaio 2013, n. 13”.
In conclusione, il tutor DSA è un professionista altamente specializzato che fornisce un supporto fondamentale agli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Grazie al loro lavoro, gli studenti con DSA possono superare le difficoltà che incontrano durante il loro percorso di apprendimento e avere successo a scuola.

Salvatore Sasso