È Giuseppe il bambino che apre le braccia alla ricerca di un abbraccio, con in bocca un lecca-lecca, a caratterizzare subito ai nostri occhi l’infanzia, l’innocenza e il sogno di un futuro migliore. È Giuseppe il bambino raffigurato, dal 2020, nel murale “Io sono con te” di Igor Scalisi Palminteri, nel quartiere Sperone di Palermo. Ed è sempre Giuseppe, così come nel murale, che troviamo sulla copertina di “Domani c’è scuola” (Mondadori, 2024, pp. 132, euro 17) di Antonella Di Bartolo. Giuseppe è un bambino, ma come lui ce ne sono tanti allo Sperone e ormai la Preside Di Bartolo lo sa bene e ce lo racconta in questo libro.
Ci racconta la sua sorpresa unita alla paura quando per la prima volta, il 30 agosto del 2013, si è trovata davanti quella che sarebbe diventata la sua scuola, nella periferia sudest di Palermo, il plesso Sandro Pertini “cinque edifici, dalla materna alle medie, e in più centro di istruzione serale per adulti e sede distaccata di scuola carceraria nel penitenziario Pagliarelli”: tutto distrutto, con intere pareti semi abbattute, plafoniere incendiate, armadietti, sedie e banchi sfasciati, infissi senza vetri, resti di falò e tanto altro ancora. Ci racconta quando, dopo qualche anno, il 7 maggio del 2020, la scuola fu nuovamente devastata, creando un forte scoramento e ci racconta avvenimenti che hanno colpito e colpiscono, ogni giorno, i sui alunni, le sue alunne e le loro famiglie.
Ma perché scegliere, a Palermo, una scuola di periferia, con tutte le incombenze e i pericoli del caso? Perché non lasciare che le cose continuino ad andare come sono sempre andate e, come sembra vadano bene a tutti, eccetto a chi in quel quartiere ci vive e nemmeno lo spera più un futuro migliore per i propri figli?
Non sono posti in cui si arriva per caso, ma sono luoghi che si scelgono a pelle, di cuore e di pancia, e Antonella Di Bartolo li ha scelti perché ha visto e vissuto, nel 1992, le stragi di Capaci, di via D’Amelio e il martirio di Padre Puglisi a Brancaccio, nel 1993.
“… così, quando vent’anni dopo mi sono ritrovata a scegliere la sede per il primo incarico di preside, fra tutte le scuole disponibili ho fatto una scelta di territorio, di quartiere, d’impegno, d’amore. L’Istituto comprensivo statale Sperone-Pertini si trovava lì, nei pressi dei luoghi di Don Pino. E io non sarei potuta andare altrove”.
Tra mille lotte burocratiche, promesse disattese e tanto altro, ora il plesso, dopo dieci anni, conta trentadue classi e “il tasso di dispersione scolastica dal 27 per cento è passato all’1 per cento”. Un lavoro encomiabile, di grande forza e tenacia, raccontato in questo volume con la risolutezza e con la passione di chi ama il proprio lavoro e spera sempre in un futuro migliore per tutti i nostri giovani.
Marianna Zito