Qualche settimana fa, la prof.ssa dell’Istituto Cartesio Cristiana Di Martino ci ha presentato il suo progetto – “A scuola di libertà” – pensato per far comprendere agli studenti come lo studio possa essere un importante strumento per la costruzione del proprio futuro (https://istitutocartesio.com/a-scuola-di-liberta-una-persona-libera-e-una-persona-colta/). In questa cornice, gli studenti dell’Istituto hanno incontrato Claudio, imprenditore milionario incarcerato per bancarotta fraudolenta, che ha trovato nello studio una possibilità di evasione dalla sua situazione.
Un incontro che ha colpito profondamente gli alunni al punto che, una di loro, ha voluto raccontarne la storia in un tema dal titolo “Un incontro speciale: Simona e Claudio” (sotto riportato).
Un incontro speciale: Simona e Claudio
Due percorsi di vita differenti che si incontrano e combattono contro il pregiudizio e l’emarginazione. Due persone speciali che hanno deciso di condividere con noi studenti del Cartesio – attraverso il progetto, “A scuola di libertà”, presentato dalla docente di diritto Cristiana Di Martino – le loro esperienze, raccontandoci il loro incontro, parlando della “prigione” materiale e metaforica che li ha coinvolti, da cui ne sono usciti insieme.
Claudio ex imprenditore milionario, gestore di molte aziende, aveva tutto e si sentiva invincibile. In preda a un “delirio di onnipotenza”, desiderava sempre più beni materiali (macchine, barche…); fino a perdere il controllo, facendo fallire gran parte delle aziende, con conseguente incarcerazione per bancarotta fraudolenta. Consultando il suo avvocato, si sentiva forte e fiducioso del fatto che, da lì a pochi giorni, sarebbe uscito di prigione; ma non è stato esattamente così, perché Claudio tra quelle mura ci ha trascorso sei lunghi anni. Gli è stato confiscato tutto, ritrovandosi senza nulla.
Claudio i primi tempi ebbe un atteggiamento oppositivo al contesto carcerario, poiché non riusciva ad accettare la condizione in cui si ritrovava. Tale atteggiamento lo condusse spesso nella cella d’isolamento. Proprio in quella cella è avvenuto un incontro determinante per la sua detenzione, ovvero, l’incontro con il cappellano del carcere, che un giorno entrò, lo abbracciò senza dire una parola e se ne andò; quell’evento fu cruciale per Claudio, poiché vide in quel gesto, la speranza e la motivazione per andare avanti; difatti il suo atteggiamento cambiò. Cominciò a leggere molti… moltissimi libri, tra cui anche il codice penale; proprio grazie a queste letture, diventò un punto cardine per gli altri detenuti, poiché li aiutava a scrivere documenti importanti, usando un lessico pertinente all’ambito giudiziario. Scrisse anche degli articoli per il giornale del carcere.
Con il tempo gli fu concessa la grazia dell’art.21, ovvero la possibilità di lavorare all’esterno del carcere, dove poteva di nuovo usare internet. Proprio grazie a questo si è imbattuto in annuncio scritto da Simona, affetta da sclerosi multipla; la quale desiderava continuare a viaggiare nonostante la malattia, arrivare fino ai piedi dell’Himalaya in carrozzella. Claudio rimase colpito da questo annuncio e la contattò, chiedendole un’intervista; premettendo di essere un detenuto, le lasciò il numero. Simona lo chiamò. Parlarono molto e rimasero in contatto. Diventarono successivamente compagni di bellissimi viaggi.
Claudio ha faticato a trovare una casa in affitto per via dell’etichetta da “detenuto”. La maggior parte delle persone, guardano a un ex detenuto con diffidenza. Nonostante tutto non si è fatto abbattere dal pregiudizio; scrive dei libri e racconta la sua storia nelle scuole, per far in modo che i suoi errori possano insegnare qualcosa ad altri. Simona è una donna molto forte, con un’energia pazzesca, che non si è arresa alla malattia e al suo progredire. Raccontando la sua storia ha esclamato una frase su cui riflettere: “… Il mio corpo è la mia prigione!”. Nonostante i medici e i parenti le sconsigliassero di partire, perché lo ritenevano pericoloso…Simona ha continuato a farlo! Non ha rinunciato a viaggiare e girare il mondo. Nonostante le difficoltà fisiche. La sua ANIMA desiderava andare “oltre” la prigione in cui si era trasformato il suo corpo…E Claudio è diventato le braccia e le gambe di quest’anima viaggiatrice.
Entrambi prigionieri di una “condizione”, consapevole o inflitta dal destino; ci hanno dimostrato l’importanza di reagire, senza farsi annientare da tale condizione, magari cercando di trasformarla.
Queste storie di vita, sono un invito a farci riflettere. Quante volte, pur non avendo limitazioni alla nostra libertà o ostacoli fisici, tendiamo a procrastinare esperienze e viaggi, troviamo una scusa per rimandare tutto! Dopo aver incontrato Claudio e Simona…non ci sono più scuse. Nessun obiettivo o luogo è irraggiungibile se c’è volontà.
Maddalena Tinti