L’uso dello smartphone nelle scuole è un tema che suscita dibattiti accesi e contrapposizioni marcate tra le istituzioni educative, le associazioni, i genitori e gli stessi studenti. Recentemente, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha adottato una posizione molto rigida, imponendo un divieto totale sull’uso dei cellulari a scuola, in ogni modalità e funzione.
Lo scorso 10 luglio, infatti, Valditara ha annunciato la firma di una circolare che vieta l’uso dei cellulari a scuola anche a scopo didattico. Questo divieto entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico e riguarderà gli studenti dalla scuola dell’infanzia fino alla terza media. Si tratta di una novità rispetto alla precedente circolare del dicembre 2022, che permetteva l’uso del cellulare per finalità didattiche se autorizzato dal docente, in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e della “cittadinanza digitale”.
Il ministro ha motivato questa decisione citando le conclusioni di UNESCO e OCSE sull’influenza negativa dei cellulari sul rendimento scolastico, la capacità di memorizzazione, concentrazione e sviluppo della fantasia dei giovani. Pur continuando a permettere l’uso di tablet e computer quando consentito dai docenti, il ministro ha enfatizzato la necessità di “riabituare i nostri ragazzi al rapporto con la penna e con la carta”, introducendo anche il diario cartaceo dello studente al posto del registro elettronico per gli alunni, che rimarrà comunque per la consultazione dei genitori.
Le ragioni addotte dal ministro si collocano all’interno di un dibattito frequente sugli effetti degli smartphone sullo sviluppo intellettuale e psicologico dei giovani. Tuttavia, la ricerca scientifica non ha ancora fornito risposte conclusive su questo tema. Nonostante ciò, il divieto non considera quanto siano ormai diffusi gli smartphone tra i giovani, rendendo difficile la sua effettiva applicazione, che dipenderà in larga misura dalla volontà e dalle sensibilità dei singoli insegnanti.
La visione di ANAPIA, come già sottolineato ed evidenziato nella nostra attività, è contraria all’approccio del divieto assoluto, considerandolo una soluzione superficiale e non sufficientemente lungimirante. L’associazione propone invece di affrontare il problema attraverso un progetto educativo che includa l’etica e l’educazione civica legate all’uso della tecnologia. La nostra posizione si basa su diversi punti chiave:
- Formazione consapevole: gli smartphone e altre tecnologie digitali sono parte integrante della vita quotidiana e futura dei giovani. Anziché vietarli, le scuole dovrebbero insegnare come utilizzarli in modo responsabile e produttivo.
- Competenze digitali: l’uso consapevole degli smartphone può contribuire allo sviluppo di competenze digitali. fondamentali nel mondo moderno, come la capacità di ricerca, la gestione delle informazioni e la comunicazione efficace.
- Etica e responsabilità: un programma di educazione civica che includa l’uso della tecnologia può aiutare a sensibilizzare gli studenti sui rischi e le responsabilità associati, promuovendo comportamenti etici e rispettosi.
- Integrazione curriculare: ANAPIA suggerisce che l’educazione all’uso della tecnologia dovrebbe essere integrata nel curriculum scolastico, attraverso corsi specifici e attività didattiche che coinvolgano l’uso degli smartphone in maniera costruttiva
Il dibattito sull’uso degli smartphone a scuola mette in luce due approcci distinti ma potenzialmente complementari. Il divieto del Ministero, volto a risolvere problemi immediati di distrazione e disciplina, rischia di trascurare l’importanza di preparare gli studenti a un mondo sempre più digitalizzato. La proposta di ANAPIA di un’educazione civica e tecnologica mira invece a fornire agli studenti le competenze necessarie per navigare responsabilmente nel panorama digitale.
La soluzione migliore potrebbe risiedere in un compromesso che integri entrambi gli approcci: limitare l’uso degli smartphone in determinati contesti scolastici per garantire la concentrazione e la disciplina, ma allo stesso tempo sviluppare un programma educativo che prepari gli studenti all’uso etico e consapevole della tecnologia. In questo modo, la scuola non solo si adeguerebbe alle esigenze educative immediate, ma si impegnerebbe anche a formare cittadini digitali competenti e responsabili.