La grande bellezza
La scuola
Esiste un posto dove, dai tempi dei tempi, si dice si impari tutto. Sappiamo bene che questo posto del sapere per eccellenza è la scuola. Ma, da sempre, in tanti si chiedono se la scuola è davvero quel luogo caldo e accogliente dove ci si può esprimere liberamente? E allora perché, a volte, i corridoi sembrano freddi e vuoti e ogni volta che sorge un dubbio si prova imbarazzo a porre una domanda? Non sarà la scuola stessa, a volte, a trasformare i ragazzi, facendoli adeguare a una normalità imposta da quelle metodologie educative che non includono l’ascolto e che allontanano dalla realizzazione dei propri sogni.
La scuola che vorrei
Consapevoli delle conseguenze di questa omologazione scolastica, nella nostra scuola seguiamo sì il famoso “programma”, senza però dimenticare le esigenze emotive, cognitive e pratiche dei nostri studenti.
La scuola di secondo grado rappresenta per loro quel passaggio fondamentale che dall’adolescenza li accompagnerà all’età adulta. È il momento dei sogni ma è anche il momento cruciale che determina la loro vita. Allora perché non provare ad aiutarli affinché desideri, attitudini e competenze non si incontrino per sfociare in un’attività lavorativa? Oppure, indirizzarli nella giusta scelta di un corso di laurea? Perché non aiutarli a capire prima e a scegliere poi ciò che desiderano senza manipolazioni o sensi di colpa? Scegliere di cambiare strada per non dirigersi verso un sistema omologato e precostituito o scegliere per non restare fermi da dove si è partiti è la vera vittoria, raggiungibile solo con una guida e un supporto adeguati.
La “fiaba anticonvenzionale”
È davvero importante realizzarsi senza adeguarsi a ciò che è il pensiero degli altri? Ebbene sì, perché le nostre possibilità di scelta sono cruciali ed è indispensabile crescere senza dimenticare i sogni del bambino che è dentro di noi. E allora ecco che sui muri della scuola compaiono meravigliosi murales, ecco che nascono inconsapevoli programmatori java o giovani con la passione per il linguaggio braille, per meglio comprendere gli altri. In questo modo, i nostri ragazzi prendono coscienza di ciò che prima non gli apparteneva, capiscono di essere in grado di fare molte più cose di ciò che pensavano. E allora, perché fermarli?
Marianna Zito
Murales di Annalisa Borgo