ANAPIA NAZIONALE E’ ENTE DEL TERZO SETTORE: INTERVISTA AL DIRETTORE, DOMENICO NOBILE

ANAPIA NAZIONALE, da ormai oltre un anno, è una delle organizzazioni iscritte al Runts-Registro Unico Nazionale Terzo Settore. Ne abbiamo parlato con il suo Direttore, dott. Domenico Nobile.

Direttore Nobile, quando ANAPIA entra a far parte del terzo settore e perché?

ANAPIA entra nel terzo settore l’8 settembre del 2022 alla presenza del notaio e di tutti i soci. Entra di diritto nel terzo settore perché noi ci occupiamo di aiutare e garantire, all’interno di un sistema democratico, l’accessibilità a tutti i cittadini dei diritti civili e sociali. Ciò non significa che non possano esservi differenze di ricchezza o di posizione sociale, ma come ANAPIA, lavoriamo affinché i membri del corpo sociale si riconoscano l’un l’altro come titolari delle stesse prerogative a vivere una vita decente e dignitosa in un sistema educativo in costante interazione con il territorio nazionale. Quindi, nell’ottica di un sistema educativo aperto ed inclusivo, far parte del terzo settore significa migliorare l’offerta formativa perché si possono coinvolgere, nelle attività di formazione, imprese, società e partner diversi che aiutino a migliorare le competenze trasversali e che rappresentano, diciamo, il vero plus per la futura scelta lavorativa dello studente soprattutto in quelle aree dove, per svariati motivi, lo stato ha difficoltà. Noi, sia per conoscenza territoriale che per presenza di strutture, possiamo raccogliere e soddisfare le varie istanze dei più bisognosi sia in ambito scuola sia in ambito formativo. Prendiamo, per esempio, l’abbandono scolastico: l’ultimo rapporto ISTAT rileva che 1,7 milioni di giovani non studia e non lavora ed ha tantissime possibilità di lasciare la scuola statale molto presto. Noi cerchiamo di aiutare questi giovani fornendo anche testi scolastici, materiale didattico per l’istruzione e la formazione.

Perché si chiama terzo settore?

Perché è qualcosa di diverso dall’affaire aziendale e statale, non è commerciale e né istituzionale. ANAPIA proprio per la sua storia, per le sue origini e la sua valenza sociale, promuovere le iniziative legate al volontariato: bisogna insegnare ai giovani la cultura del voler fare volontariato. Per noi, è importante portare avanti questo filone, perché abbiamo a cuore il famoso “welfare generativo”. Se quattro ragazzi uniscono le forze e aiutano una persona, in quel momento, generano qualcosa di meraviglioso. L’aspetto qui rilevante è che il circuito della reciprocità, è decisivo nelle società per la sua capacità di costruire legami. Il “dono” è parte di una catena in cui il ricevere impegna chi riceve a dare a sua volta, sia pur in un momento diverso, costruendo così legami sociali e non si esaurisce nell’atto dello scambio tra bene e denaro come nel mercato. Al contrario, il dono è un atto nei fatti non totalmente gratuito, ma implica un tacito impegno del ricevente a compiere in un tempo imprecisato successivo un atto simmetrico di riconoscimento del donatore; è uno scambio dilazionato, che crea quel legame tra donatore e ricevente.

Nello specifico, tra le attività svolte da  ANAPIA quali la collegano  al Terzo Settore?

  ANAPIA NAZIONALE e la rete delle Anapia Regionali  è impegnata da anni in attività finalizzate a

  • Inserimento e/o reinserimento nel mercato del lavoro attraverso le nostre agenzie interinali;
  • Accoglienza Umanitaria;
  • Integrazione sociale dei più bisognosi;
  • Attività solidaristiche e di utilità sociale riguardanti i più giovani;
  • Attività solidaristiche per i portatori di handicap in età scolare e non;
  • Collocazione di lavoratori con disabilità e di lavoratori svantaggiati.

Direttore, secondo lei, il Terzo settore può effettivamente essere un soggetto centrale nella costruzione dei prerequisiti della democrazia?

Secondo me, si! In questa intervista abbiamo utilizzato il termine “Terzo settore” come se questo insieme di organizzazioni no profit eterogenee per dimensione, modalità operativa e valori-principi che le ispirano, siano un insieme unico. Il Terzo settore dovrebbe essere in grado di cogliere segnali e linguaggi della sofferenza sociale e le associazioni che ne fanno parte, essere in grado di sviluppare un discorso coerente sulla dignità delle persone, una vera capacità di ascolto. È sicuramente vero che il Terzo settore contiene soggetti con culture diversissime oltre che forme organizzative tra loro differenti. Ma penso che ANAPIA e tutti gli enti del terzo settore condividano la stessa accezione di comunità: la non discriminazione delle persone e una coscienza comune di chi condivide l’urgenza della ricostruzione di legame sociale attraverso un impegno personale.

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